domenica 27 ottobre 2013

Nessun risarcimento per i passanti ripresi in TV in occasione di eventi sportivi o manifestazioni di pubblico interesse come il gay pride

Un uomo viene innocentemente ripreso dalla telecamera di un noto TG il giorno del gay pride, mentre si trova alla Stazione Centrale di Milano, luogo di incontro di molti partecipanti, e le immagini vengono diffuse in un servizio dedicato all'evento.

Le immagini in questione sono del tutto innocenti. Un flash di pochi secondi in cui l'uomo si trovava all'interno della stazione, in mezzo ad una folla anonima di passeggeri, la quale faceva solo da sfondo del contestato servizio televisivo.

Insomma, già dall'incipit si capisce come la macchina della giustizia italiana abbia dedicato tre gradi di giudizio a questo personaggio, che per una mera questione di principio abbia ritenuto violati i propri diritti fondamentali. 

Ciò che stupisce è che costui sia addirittura riusciuto ad ottenere - in primo grado - la condanna della redazione del TG ad un risarcimento danni di € 20.000,00 (ripeto, € 20.000,00) per violazione della privacy.

La Corte d'Appello di Roma, tuttavia, ha riconsiderato il caso, annullando la condanna al TG ed ordinando all'uomo la restituzione del risarcimento disposto dal Giudice di primo grado.

L'uomo, sempre pungolato dal principio di non essere associato al gay pride, non si da per vinto e propone ricorso per cassazione contro la sentenza della Corte d'Appello, ma la Suprema Corte ha confermato la sentenza di secondo grado e, dopotutto non poteva essere altrimenti.

Infatti, la violazione della privacy non si configura quando l’esposizione, o la pubblicazione, dell’immagine altrui non può considerarsi abusiva e ciò avviene ogni qual volta l'immagine si ricolleghi a fatti, avvenimenti o cerimonie di interesse pubblico o svoltisi in pubblico. 

Il concetto di avvenimento o cerimonia di interesse pubblico non deve essere inteso in senso così restrittivo da escludere tutto ciò che non attiene in via immediata e diretta con l’evento stesso, dovendosi ritenere ricompresi nella previsione legislativa anche quegli episodi che, pur non integrando in sé l’evento, al medesimo si ricolleghino in modo inequivocabile (come l'arrivo in stazione dei partecipanti ad un evento di interesse nazionale).

Se ci fate caso, anche in occasione di eventi sportivi o politici, i relativi servizi giornalistici sono corredati da immagini raffiguranti l'arrivo dei partecipanti in aeroporti, stazioni, porti.  

Il principio giurisprudenziale consacrato è in parole semplici il seguente, Come nessuno può dolersi di essere stato ripreso mentre passeggiava in montenapoleone il giorno di inizio dei saldi o alla stazione il giorno dell'arrivo dei tifosi di una squadra di calcio, allo stesso modo non  può dolersi di essere stato ripreso il giorno del gay pride.

Un diverso orientamento giurisprudenziale ed una diversa interpretazione della normativa in materia di privacy porterebbe, infatti, all'assurdo di costringere i mass media a manipolare tutte le immagini - per ogni tipo di servizio o reportage - onde non urtare la sensibilità dei soggetti di volta in volta ripresi dalle telecamere. 

Aderendo alla tesi del nostro personaggio, anche un tifoso di una squadra calcistica potrebbe lamentarsi per il fatto che la sua immagine sia associata ad una partita della squadra avversaria.

Onde evitare tali abusi, nessuno può dolersi per essere stato ripreso nel bel mezzo di una folla anonima di passeggeri, la quale faceva solo da generico sfondo. 

Dopotutto, se il nostro personaggio avesse preso parte attivamente alla manifestazione avrebbe offerto consapevolmente la propria immagine a difesa del gaypride e non potrebbe certo dolersi della ripresa televisiva. 

Se, invece, egli si trovava casualmente all’interno della stazione di Milano, senza alcun contatto con i manifestanti, è evidente che l’eventuale ripresa televisiva non potrebbe danneggiarlo, figurando egli come quivis de populo, assolutamente non ricollegabile con la partecipazione alla manifestazione del gay pride.

Un luogo pubblico quale la Stazione Centrale di Milano, non è certo il luogo più adatto per invocare la tutela della privacy e la riservatezza e non si può certo pretendere che, in relazione ad un contesto pubblico, operino le stesse tutele in materia di privacy previste per un contesto privato, quale il giardino di casa propria. 

Quando si circola in luoghi pubblici o di pubblico interesse, peraltro in occasione di manifestazioni di rilevante peso mediatico, bisogna accettare il rischio di essere ripresi dalle telecamere. Come, ad esempio, potrebbe avvenire in occasione di una manifestazione politica, sportiva o di costume.

Peraltro, il tempismo del nostro personaggio non è certo dei migliori. E' noto come oggi vi sia una forte sensibilizzazione dell'opinione pubblica contro le discriminazioni sessuali.

Infatti, è evidente che il nostro personaggio ha promosso un giudizio, arrivato fino al terzo grado, sulla base della convinzione che l'associazione della propria immagine ad un servizio sul gay pride potesse avere risvolti lesivi del proprio onore e decoro, diritti inviolabili della persona.

Forse il nostro amico avrebbe fatto meglio a prendersi meno sul serio e a giustificare di fronte alla famiglia ed agli amici del bar la propria presenza in TV in occasione del gay pride con un po' di auto-ironia. 

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