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mercoledì 30 marzo 2011

Punita la censura del datore di lavoro ai danni dei dipendenti

I Supremi Giudici cercano di arginare la deleteria prassi dei licenziamenti ritorsivi adottata dai datori di lavoro contro i propri dipendenti che abbiano instaurato cause giudiziarie o abbiano espresso, anche pubblicamente, critiche. 

Infatti, secondo il principio espresso dalla Corte di Cassazione con la Sentenza n. 6282/2011, costituisce ipotesi di licenziamento ontologicamente disciplinare, adottato in violazione della legge, il recesso datoriale motivato espressamente con riferimento esclusivo ad una vertenza giudiziaria proposta dal lavoratore ed ancora pendente ovvero alla condotta del medesimo prestatore che abbia espressamente formulato critiche nei confronti della parte datoriale alla presenza di organi di stampa.

La sentenza in esame è molto importante, in quanto segna un preciso limite ad un diffuso malcostume quale il moto censorio dei datori di lavoro, che molto spesso puniscono con il licenziamento per giusta causa il dipendente che abbia osato criticarne l'operato o che abbia instaurato un giudizio per la tutela dei propri diritti negati proprio dal datore di lavoro.

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